Piergiorgio Panelli, 2023



Davanti ai quadri di Filippo Pinsoglio pare di immergersi in una realtà parallela, dove è facile riconoscere i paesaggi dei nostri luoghi, di Asti e delle sue campagne, immersi però in un'atmosfera da sogno, magica, sospesa. Ne "Il silenzio" l'autore ritrae uno sfondo di campi e in primo piano un contadino al lavoro completamente in ombra. Poche pennellate eppure pare di sentirlo davvero questo silenzio, il silenzio di questa distesa immensa di natura, la concentrazione del contadino, il suo sforzo. Lo stile è pulito ma non elementare, è studiato per trasmettere chiarezza e semplicità, la stessa semplicità della vita di campagna, fatta di cose umili ma che ti scaldano il cuore.
Non manca nei suoi dipinti un continuo tributo alla sua terra, Asti, nella rappresentazione di calici di vino, bottiglie incorniciate da grappoli d'uva e torri e chiese che rimandano fortemente a questa città. Sempre proposti in uno stile allegro, colorato, eccentrico, caratterizzato da toni accesi, giocosi, che trasmettono l'amore profondo che il pittore ha per Asti e per le sue tradizioni, i suoi prodotti e le sue feste.
Ma il meglio di se esce fuori nei suoi dipinti con "le facce": è davanti a questi dipinti che il vero io di Pinsoglio esplode in tutta la sua forza e il suo tormento. I rimandi metafisici si sprecano, anche se probabilmente non sono nemmeno voluti dall'autore, che non ha nessun interesse a "scopiazzare" famose correnti artistiche ma ha come unico scopo la realizzazione dei suoi bisogni. Eppure come non associare i suoi visi emblematici ad alcune figure misteriose di De Chirico? Anche in queste opere è rappresentata la natura dell'uomo che si manifesta nella sua essenza: i due lati della stessa medaglia, la maschera pirandelliana che ognuno di noi porta con sé durante il proprio percorso di vita, e che qui viene evidenziata e manifestata con una spiazzante sincerità e che non può fare altro che lasciarci turbati e invitarci ad una profonda analisi di noi stessi e dei nostri turbamenti più profondi.
Angela Macrí, critico d'Arte.
 

...I colori che Pinsoglio mette sulla tela, rispettando le regole della complementarietà, sono accostati secondo il giusto equilibrio delle masse. In alcuni dipinti, le tinte piatte e sgargianti producono l'effetto timbrico delle composizioni di Mondrian; mentre in altri il colore, trattato alla maniera degli impressionisti, mette in evidenza un effetto tonale dove, in modo soffuso e pacato, le tinte si compenetrano fra loro, fino a sfumare in nuove apparenze cromatiche.
Da qualche tempo Pinsoglio si dedica anche alla scultura e alla doratura del legno, sfruttando eccellenti doti di manualità....
Armando Brignolo (La Stampa, 11 agosto 2012)
 

La peculiarità della pittura di Pinsoglio che mi attira di più, per me che non sono critico d'arte , sta nella semplicità della sua ricerca ed il tocco semplice della sua battuta, che risulta interessante soprattutto alla luce dei temi considerati, sempre tesi verso il particolare mondo della quotidianità della vita.
Aldo "Cerot" Marello


DENTRO E FUORI LE MURA
Pittore è colui che va alla ricerca di un particolare, di qualcosa che forse agli occhi dei più non dice nulla di nuovo; ma un artista sente in qualche modo che quello è il suo soggetto, e quello il momento giusto per ritrarlo. Meglio se quel particolare fa parte del suo vissuto, ed è inserito nella sua città, o nelle campagne che la circondano. E non importa se quel soggetto è stato visto e rivisto tante volte: in quel momento per lui ha un significato unico. Quante volte i pittori hanno ritratto la chiesa di Viatosto, o qualche scorcio della vecchia Asti, le mura medievali, i vicoli del centro storico, la Collegiata di San Secondo? Eppure ad ogni nuova occasione, se stiamo parlando delle opere di un artista vero, quei luoghi sembrano presentarsi a noi per la prima volta.
Filippo Pinsoglio alterna dipinti di stampo tradizionale ad altri in cui dà libero sfogo alla sua fantasia, dipingendo magari facce con tre occhi. Ma non c'è nulla di casuale nelle sua scelte: c'è un momento per la tradizione ed un altro per le facce con tre occhi. In questa sua mostra ha voluto proporci la sua, la nostra città; non quella di tanti anni fa, ma neanche quella di oggi, perché negli ultimi tempi tutto è cambiato, anche se non sempre ce ne siamo accorti. La Trattoria del Mercato (qui ritratta) non c'è più, e tanti altri angoli astigiani sono mutati, magari impercettibilmente. Ma chi guarderà questi quadri non potrà non avvertire che c'è qualcosa di diverso rispetto all'oggi, e che qualcosa ci manca.
E accanto alla città, certi paesaggi appena fuori porta: il Tanaro, le colline, le querce, qualche rara vigna. Certo qui è tutto più arioso, più aperto, però la ricerca dell'artista è sempre la stessa: trovare in quello che tutti hanno visto, e molti hanno descritto, qualcosa che sia visibile solo a lui, che vibri solo per lui.
Aldo Prof. Gamba, critico d'Arte


Ho l'occasione di vedere i quadri di Pinsoglio non in una galleria ma a casa sua, nel suo atelier alle Trincere, a pochi metri dal Tanaro. La prima vista non è per i soggetti, per la tecnica, ma per i suoi occhi, cercando di intravvedere, di sbirciare ciò che essi "nascondono ed espongono" nello stesso tempo. E così i suoi quadri li vedi e li senti, ti vengono trasmessi da Filippo attraverso le vibrazioni della voce, i lampi negli occhi e scopri, come in tanti altri artisti, perché di fronte ad un artista vero ti trovi, che in lui ha messo radici innanzitutto la gelosia dei suoi lavori. Pinsoglio appartiene a quella schiera di pittori che non venderebbero mai, che non esporrebbero mai. Lui trasmette il suo furore artistico più intimo, che poi è il furore della sua anima, sulla tela ma solo per sé stesso, timido e schivo com'è.
Poi i suoi lavori ti catturano, ti perdi percorrendo i sentieri del suo fare, della continua inesausta ricerca non di uno stile o di un risultato, Filippo se ne frega, ma di sé stesso, delle ragioni vere del suo essere. Lentamente ti rendi conto della bellezza dei quadri, della varietà dei soggetti, della versatilità delle pennellate, della continua ricerca di stile, di ispirazione. Infine la sua pittura ti ripropone ancora una volta Filippo, le sue ansie, le rabbie forse, che senti guardando le tele "grattate", i blu, i gialli, i rossi della sua espressione, le figure "doppie".
Le figure "doppie" ti svelano ancora l'uomo e sembrano volerti dire che l'essenza di Filippo artista è tutta lì', semplice e grandiosa: la vita con le sue domande racchiuse sulle e nelle tele in una continua, irrisolta questione shakespeariana.
Livio Musso, regista.


Mi colpisce la trasformazione dell’artista e il talento con cui esprime il dualismo e il conflitto interno che concretizza l’uomo di oggi.
Dott.Ing. Giovanni Periale


Congratulazioni per la pittura molto personalizzata, piena di soffusi colori, una mostra tutta da vedere.
Carlo Miroglio, pittore


La sua pittura nasce dal "figurativo". E’ evidente che l’attuale pittura ricerca un linguaggio che le si addice per una distinta personalità. Ritengo che proseguendo su questa tematica potrà ottenere lusinghiere soddisfazioni e ottimi risultati. Ha spunti interessanti e piacevoli.
Angelo Nosenzo, collezionista


Un grande passo avanti nella ricerca concretizzando i tuoi pensieri.
Carlo Carosso, artista


Giovani e caratteristici volti, simbologie, un piacere della visione, punti di incontro con la fantasia, il design pubblicitario, le suggestioni coloristiche e il geometrismo delle figure e dei soggetti. Inoltre l’esplorazione della forma, della linea e dello spazio che cooperano a creare momenti della storia e dell’arte contemporanea in cui ogni aspetto e catalogabile in modo da andare avanti e creare nuove formulazioni figurative.
Filippo Pinsoglio si inserisce in tale composito contesto e articolazione e il suo linguaggio artistico riscopre il gusto di rappresentare usando di una interessante morfologia. Le sue non sono forme avveniristiche ma usate per meglio fare capire e condividere quello che nel miglior modo, semplice ma indicativo, serve alla diretta comunicazione attraverso la pittura visivamente cercando di ottenere il massimo della espressione attraverso un proprio stile e pensiero. Pinsoglio, infatti, cerca di anteporre al modo cifrato di dipingere quello più comune usando anche del simbolo e ne sortisce sempre un messaggio ed un modello propositivo. Il modo è, in fondo, un insieme di materico oltre che segnico per cui interpretarlo comporta fantasia e modo emblematico di darne risalto con particolare tecnica ed è quanto riesce a fare Pinsoglio nella sua ricerca usando la profondità della memoria e l’estetica. Tale elaborazione consente il piacere dell’evidenza mentre il colore ne offre il risalto ed ecco il valore dell’immagine resa comprensibile e invitante anche alla riflessione.
Dott. Antonio Caggiano, critico d’Arte


L’arte è frutto di intelligenza, fantasia e maestria. Grazie all’amico Pinsoglio per il coraggio di avere sfondato una tradizione. Il domani è in quella direzione. E’ l’alba di un’arte nuova.
Pietro Mignatta, sacerdote


Un grazie all’amico Pinsoglio per le sensazioni ed emozioni che ha saputo, con le sue opere a tinte forti, far rivivere su un nostro passato di semplici cose, che non dobbiamo, anche per lui, e per noi, dimenticare e che ci auguriamo abbiano comunque un futuro.
Giovanni Rostagno, avvocato


Un viso smarrito, l’altro sognante, il cielo fantastico di un sogno infinito che tutti facciamo ma che svanisce al mattino. Qui ci sono i nostri sogni inespressi che un pittore ha sognato per noi e li ha resi visibili agli altri. Quant’è dolce sognare con i tuoi pennelli.
Firma illeggibile


La pittura di Filippo Pinsoglio è l'espressione di un carattere aperto ed estroverso che cerca, con l'arte, di comunicare con un mondo non sempre come lo si vorrebbe e di recepirne e farne propri certi caratteri più desiderati.
E, secondo me, questo equilibrio, questa sintesi tra colore e desiderio, Pinsoglio la raggiunge in particolare nei dipinti di non grandi dimensioni, quasi fossero un concentrato di idee e colore e nelle non frequenti "nature morte", nelle quali è più naturale il fissare un momento creativo, rispetto a una realtà sempre in divenire e sovente sfuggente.
Dott. Germano Cantarelli

La mia curiosità è ampiamente soddisfatta!!!
Silvio Volpato, presidente Promotrice Belle Arti


I quadri di Pinsoglio esprimono una concettualità presente con una sequenza di colori allegri dando una nota di felicità dell’artista.
Bruno Tornato, musicista RAI


Chi conosce già la pittura di Filippo Pinsoglio e ha apprezzato le precedenti mostre di questo artista rimarrà sicuramente sorpreso di fronte a una nuova personale in cui il pittore propone le sue opere più recenti: nella sua sperimentazione, nella sua ricerca di un modo di dipingere che non sia banale e ripetitivo, Pinsoglio è approdato a risultati del tutto diversi da quelli che ci saremmo aspettati se l'artista si fosse accontentato dei traguardi finora raggiunti.
Conoscevamo il Pinsoglio ottimo paesaggista , che amava ritrarre le colline del Monferrato, le rive del fiume, gli angoli tranquilli e silenziosi della vecchia Asti. Ma evidentemente quella pittura non gli bastava più: se dipingere è per un pittore una necessità di cui deve rispondere prima di tutto a se stesso, a volte restare nel solco della tradizione può far venir meno gli stimoli, non dare più soddisfazione.
E allora via libera alla fantasia, all'immaginazione, ad un modo meno realistico ma più coinvolgente di dipingere; per trovare nuovi impulsi, nuova voglia di stare davanti al cavalletto. Partendo da zero, facendo tabula rasa col passato, sino al punto da prepararsi da solo tele e cornici, e poi scegliendosi nuovi soggetti e nuovi modi pittorici.
I risultati sono qui. Ci sono, nella mostra di Pinsoglio, strani volti che hanno tre occhi, due nasi, due bocche. Ma non è affatto la voglia di stupire, il gusto di sorprendere l'osservatore e basta: è il punto di arrivo di una riflessione, condotta in modo personalissimo e con gli strumenti di cui dispone un pittore, sull'uomo, che è sempre bifronte, sempre più complesso di quello che appare a prima vista. Quelle due bocche, quei due nasi vogliono significare che in ciascuno di noi si contrastano bontà e cattiveria, si alternano gioia e dolore, momenti di euforia  e altri di abbattimento. Nessuno è sempre uguale a se stesso.
Ma il visitatore troverà in questa mostra anche altri soggetti: le marine blu con le barche rosse e gialle come si vedono nei sogni o nei disegni dei bambini; le composizioni di oggetti, e come omaggio all'astigianità dell'autore i calici di vino sorretti da mani lunghe e sottili, i profili delle torri o una coloratissima facciata di San Secondo circondata dagli altri monumenti cittadini, disposti non in modo realistico ma addossati come li vede la fantasia dell'artista, sempre meno fotografo e sempre più poeta.
Così si riprende voglia di dipingere e di disegnare (Pinsoglio espone anche alcuni disegni), così ritorna il piacere, anche manuale, di agire sulla tela con gran colpi di pennello, di giocare col colore. In altre parole, di fare pittura.
Prof. Aldo Gamba, critico d'Arte
 

Arte, espressione capace di dare forma a qualsiasi sentimento o emozione.
Arte, vocabolo capace di trasmettere sentimenti così forti da rallegrare un'esistenza.
Arte, forma capace di costringere ad un forte entusiasmo il suo spettatore.
Arte, capace di interpretare il mistero della natura che all'uomo è totalmente ignoto.
Arte, parola così vaga ma così piena di significati e perché...
Martina Pinsoglio, studentessa